28.08.2006 … 3 anni dopo

RENATO VIVE NEI CUORI DEI COMPAGNI
 
 
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Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti

 

 

Si conclude così la sentenza della Corte Europea di Strasburgo dei diritti dell’uomo: Palanica uccise per legittima difesa..

Rimaniamo sbigottiti nell’apprendere che il carabiniere che il 20 Luglio 2001 sparò a Carlo Giuliani non viene considerato un assassino, ma agì "senza ricorrere ad un uso eccessivo della forza". Ma noi abbiamo in mente quelle immagini.. Immagini di polizia e carabinieri che massacrano manifestanti inermi, la mattanza alla Diaz, le torture nella caserma di Bolzaneto, la rabbia e lo sconforto negli occhi della gente che vedeva gli orrori degli omicidi di stato. E poi ricordiamo le immagini di Carlo, che con tutta la sua forza si scaglia contro un defender, e viene ucciso due volte, prima da una pallottola, poi da chi invece di soccorrerlo ha infierito dul suo corpo senza neanche sapere se era ancora vivo o morto spaccandogli la testa.

La Corte ha dato invece ragione alla famiglia Giuliani riconoscendo come l’Italia avrebbe dovuto
svolgere un’inchiesta per stabilire se il fatto potesse essere
ascrivibile a una cattiva pianificazione e gestione delle operazioni di
ordine pubblico.
Per questo i giudici hanno stabilito che lo stato dovrà risarcire 40.000 euro ai genitori di Carlo Giuliani. Non serve l’elemosina di uno stato assassino, non paga un compagno ucciso!

Abbiamo in mente un modello diverso di giustizia, e ogni giorno siamo nelle piazze e nelle strade della nostra città per difenderlo e supportarlo, una giustizia che non sia di poche caste, ma uguale per tutti e tutte, una giustizia fondata sui valori dell’uguaglianza e della libertà di espressione, contro i soprusi e la mafia che silenziosamente ci propongono edulcorata di veline e saltimbanco.

CARLO VIVE, I MORTI SIETE VOI

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partono le ronde in italia

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Cabana vive!

STEFANO È STATO UCCISO
CARABINIERI ASSASSINI

Martedì scorso, verso sera, Stefano Frapporti, detto “Cabana”, viene
fermato a Rovereto da due carabinieri in borghese perché era passato
col rosso in bicicletta. I militi cominciano subito a strattonarlo e a picchiano davanti ad amici e conoscenti; lo trascinano in caserma e poi perquisiscono casa sua, dove trovano un po’ di fumo.
Lo arrestano senza permettergli – né in caserma né in carcere – di avvisare l’avvocato oppure qualche parente. La mattina dopo lo trovano impiccato in cella, al collo il cordino della tuta (che per regolamento non potrebbe avere con sé). Ai famigliari non viene
mostrato il corpo, che viene trasportato in fretta, subito dopo il
funerale, verso la camera di cremazione (non sappiamo se la salma sia
già stata cremata).

Questa storia fa acqua da tutte le parti. Due carabinieri in
borghese che aggrediscono qualcuno per un semaforo rosso non
rispettato, un arresto non comunicato, un “suicidio” compiuto con parti
di vestiti che un detenuto non potrebbe avere quando arriva in cella,
una salma che non viene mostrata ai famigliari, una cremazione non
decisa dalla famiglia. A questo aggiungiamo che un’altra persona è
stata arrestata subito dopo Stefano, sempre per fumo, e che in carcere
aveva sul corpo i segni evidenti di un pestaggio.
Da notare infine il silenzio dei giornali, rotto solo quattro giorni dopo il “suicidio” per dire
che la “procedura dell’arresto è stata ineccepibile” (mettiamo le mani
avanti?), salvo poi rivelare – vedi il “Trentino” di oggi – alcune
perplessità (affermando però allo stesso tempo che i risultati
dell’autopsia confermeranno “fuori di dubbio” che Stefano si è
impiccato).

A noi sembra invece “fuori di dubbio” che se non è stato ucciso in carcere, è stato pestato in caserma (motivo per cui
i famigliari non sono stati avvertiti prima ed è stato poi impedito
loro di vedere il corpo). Di fronte alla denuncia della famiglia, ora
corrono ai ripari aprendo un’inchiesta. Una bella inchiesta. Come quelle sulle torture a Genova…

Sappiamo per certo che non è la prima volta che nella caserma dei carabinieri di Rovereto – come nelle caserme e questure di tutto il mondo – avvengono pestaggi. Per noi le responsabilità della morte di “Cabana
ricadono sui carabinieri che hanno condotto questa “brillante
operazione”. Se non hanno stretto il cordino attorno al collo di
Stefano, hanno fatto tutto il possibile perché se lo stringesse da sé. È entrato in caserma vivo martedì sera, mercoledì mattina è uscito morto da una cella di via Prati. Punto.
Per questo diciamo che sono degli assassini.
Non possiamo accettare tutto questo. Accettarlo vorrebbe dire rinunciare ad ogni slancio del cuore, ad ogni sussulto di dignità, ad ogni sentimento di solidarietà.
Non possiamo permettere che la normalità cittadina proceda come se niente fosse.

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Fino all’ultimo respiro


 
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La notte del 3 agosto la sede del circolo anarchico
messinese MalaStrada è stato dato alle fiamme da ignoti, e sono andati così
definitivamente distrutti tutti i materiali, l’archivio e gli oggetti in esso
conservati.

L’esperienza dei compagni inizia due anni fa, ma già avevano
ricevuto degli “avvertimenti” da questi delinquenti: il 19 maggio un’automobile
rubata è stata data alle fiamme proprio davanti la saracinesca, sono state
perquisite case, sono avvenuti arresti e sequestrato materiale divulgativo.
Questo però non aveva fermato il loro lavoro, e non verrà fermato neanche con
quest’ultimo attacco, che invece rafforza la loro già ferma volontà di lottare
e lavorare ai loro progetti.

Di certo il territorio non offre terreno fertile per le loro
iniziative: in una città in cui non possono esistere centri sociali e case
occupate, vinta dalla mafia e dallo squallido servilismo, i ragazzi dovranno
trovare il modo di portare avanti le proprie campagne da soli e con l’aiuto di
pochi compagni di vita e di lotta. Ma è evidente come questi atti, fini solo a
demoralizzare e spezzare le gambe all’unico gruppo che prova a far politica in
uno dei feudi storici della destra borghese e massona, non abbia tolto
l’entusiasmo e la volontà di resistere: il loro volantino recita “Fino a che
ognuno di noi avrà respiro non lasceremo che il silenzio assordante e omertoso
rimanga l’unica reazione alle speculazioni, alla repressione e alle
rappresaglie con cui stanno assassinando quello che rimane di questa città e
dell’intera umanità”.

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Attenti!! Passa la ronda della bellezza!

4 giorni tra Villa Panico, Riottosa, le strade e le piazze della città

mercoledì 29 luglio: p.za santo spirito

ore 20: cena e controinfo antimilitiariste

gara di sputi al neosindaco Matteo Renzi

gira la ruota, gira-la: la Ruota della Sfiga

giovedì 30 luglio: giornata di autoricostruzioni:

i mattoni sono offerti dal comune

ore 15: pranzo e cospirazione alla Riottosa

venerdì 31: la politica della bellezza: tè delle 5

al vicolo del panico (al palagio di parte guelfa)

+ elegante passerella in centro (addòbbati in ghingheri, travisati con stile)

sabato 1 agosto: ore 23: concerto a Villa Panico

NON LEGGERE I GIORNALI

PANICO E RIOTTOSA ESISTONO E INSISTONO

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20/07/2001 – 20/07/2009

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TUTT* LIBER*

REWIND:
TUTT* FUORI DAL CARCERE!
CROLLA IL TEOREMA SPARAGNA

da infoaut:

BUONE NOTIZIE GIUNGONO IN QUESTA MATTINATA PER L’ONDA ANOMALA.LA NOTIZIA PIù BELLA ED IMPORTANTE è CHE NESSUNO RESTA IN CARCERE!IL DATO POLITICO FONDAMENTALE è CHE CROLLA MISERAMENTE COME UNA FARSA IL TEOREMA DEL PM SPARAGNA CHE VOLEVA A TUTTI I COSTI DIMOSTRARE L’ESISTENZA DI UNA REGIA OCCULTA DIRIGENTE GLI SCONTRI DEL 19 MAGGIO.

RESTANO SIGNIFICATIVE RESTRIZIONI DELLA LIBERTà PER ALCUNI COMPAGNI COINVOLTI: 2 AI DOMICILIARI, 5 CON L’OBBLIGO DI DIMORA NEL COMUNE DI RESIDENZA, MOLTI CON L’OBBLIGO DI FIRMA, ALCUNI SENZA PIù ALCUNA MISURA RESTRITTIVA. OVVIAMENTE CONTINUEREMO A BATTERCI PER LA LIBERAZIONE TOTALE DI TUTT*, MA NEL COMPLESSO LA SENTEZA DEL RIESAME DI QUESTA MATTINA è UNA VITTORIA INCONTESTABILE DELL’ONDA ANOMALA.

UNA VITTORIA DI TUTTI QUELLI E QUELLE CHE HANNO MANIFESTATO QUASI QUOTIDIANAMENTE IN QUESTE 2 SETTIMANE, UN MERITO DI TUTTE LE ONDE LOCALI, DEI COMPAGNI E DELLE COMPAGNE CHE HANNO SOSTENUTO QUEST BATTAGLIA DI LIBERTà, DEGLI AVVOCATI DELLA DIFESA CHE HANNO SMONTATO, PEZZO PER PEZZO, IL TEOREMA DEL PM SPARAGNA.


 

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sulle repressioni dell’ultimo periodo a firenze

“FUOCO SUL  LORO SPORCO GIOCO”

La
repressione non ci stupisce, sarebbe illogico pensare di essere amati
dalle istituzioni che contestiamo. Sarebbe da ingenui pensare che
“certe cose in una democrazia costituiscono uno scandalo e che sono
metodi da dittatura”: il dominio, il potere, non si fanno problemi di
legalità quando cercano di mettere a tacere chi non è disposto ad
abbassare la testa.

Tuttavia
pensiamo anche che l’ondata repressiva che in queste settimane si sta
abbattendo sui settori più disparati del movimento abbia delle
caratteristiche di eccezionalità: per l’arroganza poliziesca con cui
viene portata avanti, per la capillarità con cui colpisce, per il
silenzio assordante che ha intorno.

Il clima pre G8 ha dato il via ad operazioni spettacolari: arresti preventivi, perquisizioni, denunce, sgomberi.

Il
6 luglio vengono arrestati 21 compagni in varie città d’Italia per gli
scontri avvenuti al G8 university summit di Torino. Pochi giorni dopo,
a Firenze, vengono fermati cinque studenti che si stavano recando al G8
a Roma e trattenuti per 12 ore in questura (maggiori info su:
retecollettivi.noblogs.org). Vengono anche perquisite le loro case alla
ricerca di non si sa cosa. Nello stesso momento a Roma, dopo le prime
azioni contro il summit, vengono arrestate 10 persone oltre a numerosi
fermati. Sempre a Firenze ci prendiamo 8 denunce per “interruzione di
pubblico servizio” a seguito di un’occupazione del Rettorato  fatta per esprimere solidarietà agli arrestati di Torino e ai fermati di Firenze.

A
fine giugno il progetto LunaDistro subisce due sgomberi lampo appena
prova a creare una nuova occupazione in città (lunadistro.blogspot.org
per ulteriori info) e pochi giorni fa un centinaio di sbirri, giunti al
Panico e alla Riottosa per una perquisizione (ennesimo assurdo 270bis),  cercano
di sgomberare le due occupazioni. Solo la determinazione dei compagni,
che resistono ore sui tetti, e la solidarietà del presidio riescono a
impedire un nuovo sgombero (per info: panico2.ecn.org o
www.informa-azione.info) .

“SIAMO STRANI IN MINORANZA, ABBIAMO ODIO IN ABBONDANZA, DELLA MAGGIORANZA POSSIAMO ANCHE STARE  SENZA…”

Questo
è il quadro che si è sviluppato intorno a noi negli ultimi mesi: un
giro di vite contro tutti coloro che rivendicano la proprio autonomia e
non sono disposti a mediare con nessuno per portare avanti le proprie
pratiche e i propri progetti.

Questa
città è disposta a tollerare solo un’opposizione politico-sociale che
può ricondurre entro logiche concertative e innocue, una serie di
soggetti che chiedono il permesso per ribellarsi e sono disposti a
partecipare all’amministrazione della miseria dell’esistente.

Noi non saremo mai disposti a rivestire questo ruolo:

noi
pensiamo che la politica sia fatta prima di tutto di sogni e desideri,
preferiamo seguire i nostri piuttosto che piegarci a logiche da
burocrati in cerca di consensi.

I
teatrini repressivi non ci spaventano, ma ci appaiono per la buffonata
che sono, per questo non siamo disposti a fare nessun passo indietro
consapevoli, oggi più che mai, che LA FELICIT
À NON SI PAGA, SI STRAPPA

 

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LETTERA DAI COMPAGNI TORINESI ARRESTATI

Da lunedì siamo reclusi nel carcere Lorusso e Cotugno di Torino. Ci viene contestata la partecipazione al corteo contro il G8 delle università di Torino del 19 maggio scorso.

In realtà la nostra detenzione vorrebbe essere un deterrente per le mobilitazioni internazionali che da giorni vedono l’Italia attraversata da giovani di tutte le nazioni che si oppongono all’ennesimo assurdo insulto del G8: spartizione tra pochi potenti del futuro di tutti noi, del mondo. Con gioia apprendiamo dai giornali che le mobilitazioni continuano con nuove energie. Per noi, questa è la notizia migliore. Il movimento non si è fermato, la forza critica e dirompente della nostra generazione non si arresta. Un’intera stagione di mobilitazioni continua. Siamo a luglio e le università sono nuovamente occupate, gli studenti proseguono i loro dibattiti, propositivi, contro riforme scellerate e tagli che vedrebbero gli ultimi baluardi di sapere libero crollare.

Anche dal carcere continua la nostra lotta. In quesi giorni abbiamo incontrato nuove forze, nuovi giovani, come noi con un futuro negato, come noi con una gran voglia di voltare pagina, di andare avanti e di lottare.

Partendo dai nostri diritti negati, vogliamo dar voce a loro, alle loro famiglie, a ciò che tutti i giorni devono subire. Senza futuro, l’isolamento, il taglio dei fondi agli istituti penitenziari, il sovraffollamento, i colloqui con i familiari e con l’esterno imbavagliati da una chilometrica burocrazia.

Da subito siamo stati divisi per motivi di sicurezza e proiettati nelle varie sezioni del carcere. Due di noi in stato di semi isolamento, senza poter avere contatti con gli altri detenuti e con le ore d’aria dimezzate. Alcuni vestono ancora gli stessi abiti dell’arresto e non hanno potuto ricevere indumenti dall’esterno. Queste sono le nostre condizioni di vita, le condizioni di più di 1700 persone in un carcere che ne può contenere a malapena 900.

Diritti fondamentali, vita quotidiana, lavoro, igiene, cibo, tutto lasciato in secondo piano. Interi pezzi di società, scomodi, che vengono gestiti con la detenzione. Questa è la vita che ognuno di questi uomini e donne deve affrontare ogni giorno. Senza futuro, senza progettualità, sapendo che forse arriverà la libertà. Ma quale libertà? Privati della possibilità di ricominciare una vita dignitosa, in un mondo in cui l’unico interesse rimane la gestione dell’emergenza quotidiana, senza alcuna assunzione di responsabilità da parte dei colpevoli di tutto ciò.

Per tutti loro scriviamo queste parole, per le nostre e le loro vite.
Perché a nessun giovane venga negato il diritto allo studio, perché nessun uomo debba mai più vedere il cielo da dietro una grata.

I COMPAGNI TORINESI ARRESTATI

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